Titolo dell'articolo: "La responsabilità dei direttori di società giapponesi nei confronti di terzi secondo il diritto societario: commento all'articolo 429 del Codice delle società e ai principali casi giurisprudenziali"

Nell’ambito delle attività aziendali in Giappone, i direttori svolgono un ruolo centrale nella gestione e l’esecuzione dei loro compiti comporta una vasta gamma di responsabilità. Per garantire una governance aziendale sana e la protezione degli stakeholder, il Codice delle Società Giapponese impone rigorosi doveri ai direttori. In particolare, l’articolo 429 del Codice delle Società Giapponese, che stabilisce la responsabilità dei direttori nel caso in cui le loro azioni causino danni a terzi, è una disposizione di estrema importanza per gli stakeholder esterni all’azienda. Questo articolo indica che un direttore può essere personalmente responsabile per i danni causati a terzi come risultato della negligenza nei suoi doveri verso la società.
In questo articolo, esamineremo le basi legali, gli scopi e i requisiti di responsabilità dell’articolo 429 del Codice delle Società Giapponese. Presenteremo inoltre i principali casi giudiziari che hanno plasmato l’interpretazione e l’applicazione di questa norma, esplorando il suo significato legale e l’impatto sulla pratica professionale. Questo articolo mira ad assistere i lettori stranieri, in particolare coloro che studiano il giapponese e parlano inglese, interessati al Codice delle Società Giapponese, a comprendere questo sistema legale complesso ma essenziale. Comprendere il meccanismo di rimedio legale per i danni causati da azioni inappropriate dei direttori è fondamentale per valutare i rischi e adottare le misure legali appropriate quando si effettuano transazioni o investimenti con aziende giapponesi.
Il Fondamento Legale e lo Scopo dell’Articolo 429 del Codice delle Società Giapponese
Il Testo e i Destinatari dell’Articolo 429 del Codice delle Società
L’articolo 429, paragrafo 1, del Codice delle Società in Giappone stabilisce che “qualora gli amministratori o simili agiscano con malizia o grave negligenza nell’esercizio delle loro funzioni, sono responsabili del risarcimento dei danni che ne derivano a terzi” . Con “amministratori o simili” si intendono direttori, esecutivi, revisori, consulenti contabili e revisori contabili .
Il paragrafo 2 dello stesso articolo prevede che gli amministratori o simili siano ritenuti responsabili a meno che non dimostrino di non aver trascurato l’attenzione in relazione a specifici atti quali notifiche false, annotazioni, registrazioni o annunci pubblici . Questo riflette la forte richiesta del legislatore per l’accuratezza nella divulgazione delle informazioni e rafforza la protezione dei terzi aumentando il peso della responsabilità probatoria sul lato degli amministratori o simili .
La Natura come “Responsabilità Legale Speciale” e l’Intento di Protezione dei Terzi
La responsabilità degli amministratori o simili ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle Società è interpretata dalla giurisprudenza e dalla dottrina come una “responsabilità legale speciale” . Questa è una responsabilità specificamente stabilita dal Codice delle Società per la protezione dei terzi, diversa dalla violazione degli obblighi degli amministratori verso la società (articolo 423 del Codice delle Società) .
Lo scopo di questa disposizione è prevenire danni imprevisti a terzi, come i creditori, nel caso in cui la società non disponga di risorse finanziarie, a causa della negligenza degli amministratori nell’esercizio delle loro funzioni . Considerando l’importanza delle attività delle società per azioni, che dipendono dall’esecuzione dei compiti degli amministratori nell’economia e nella società, l’intento del legislatore di dare priorità alla protezione dei terzi è chiaramente espresso in questa responsabilità legale speciale .
Il Rapporto con la Responsabilità per Atto Illecito secondo il Codice Civile
La responsabilità ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle Società non esclude l’applicazione della responsabilità per atto illecito dell’articolo 709 del Codice Civile giapponese . I terzi possono perseguire la responsabilità per atto illecito secondo il Codice Civile se ne soddisfano i requisiti. Tuttavia, l’articolo 429 del Codice delle Società è interpretato in modo tale che sia sufficiente dimostrare “malizia o grave negligenza” da parte degli amministratori o simili nei confronti della società, riducendo così l’onere della prova rispetto al Codice Civile e offrendo un vantaggio ai terzi .
Requisiti di responsabilità per danni verso terzi degli amministratori secondo il diritto giapponese
Perché gli amministratori siano ritenuti responsabili ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese, devono essere soddisfatti i seguenti requisiti.
Presenza di un atto di negligenza nei doveri
Il primo requisito è che ci sia stato un “atto di negligenza nei doveri” da parte degli amministratori nell’esercizio delle loro funzioni. Gli amministratori hanno il dovere di eseguire i loro compiti con la diligenza di un buon amministratore (“dovere di diligenza”) ai sensi dell’articolo 644 del Codice civile giapponese e dell’articolo 330 del Codice delle società giapponese, e di agire fedelmente nell’interesse della società (“dovere di lealtà”) ai sensi dell’articolo 355 del Codice delle società giapponese. La violazione di questi doveri o delle leggi applicabili costituisce un atto di negligenza nei doveri.
Per quanto riguarda le decisioni di gestione, si applica il “principio del giudizio manageriale”, che prevede che, se il processo e il contenuto della decisione sono ragionevoli, non si configura negligenza nei doveri anche se ne derivano danni.
Malafede o grave negligenza
Il secondo requisito di responsabilità è che ci sia stata “malafede” o “grave negligenza” da parte degli amministratori. Per “malafede” si intende la consapevolezza di essere in stato di negligenza nei doveri, mentre per “grave negligenza” si intende un’azione estremamente imprudente o gravemente negligente.
Nella sentenza del Tribunale Distrettuale di Tokyo del 25 aprile 1995 (caso della ricostruzione del campo da golf), è stato riconosciuto che l’azione degli amministratori di procedere con un progetto senza un’adeguata indagine e senza pianificazione, portando al fallimento, costituiva una “grave negligenza”. Questo dimostra l’alto livello di attenzione richiesto agli amministratori in progetti di grande scala.
Danni a terzi e nesso causale appropriato
Il terzo requisito è che l’atto di negligenza nei doveri degli amministratori abbia causato “danni a terzi” e che esista un “nesso causale appropriato” tra l’atto di negligenza nei doveri e il danno. Per “terzi” si intendono soggetti diversi dalla società e dagli amministratori responsabili. I danni possono essere “diretti” (esempio: inviti fraudolenti) inflitti direttamente ai terzi dall’azione degli amministratori, o “indiretti” (esempio: impossibilità di recuperare crediti a causa di fallimento) che si verificano attraverso il danno alla società. La sentenza della Corte Suprema Giapponese del 26 novembre 1969 ha chiarito che l’articolo 429 del Codice delle società giapponese si applica sia ai danni diretti che a quelli indiretti.
I soci sono in linea di principio inclusi tra i “terzi”, ma la possibilità di richiedere direttamente danni indiretti (esempio: calo del valore delle azioni) è oggetto di discussione giurisprudenziale. Nel caso delle società quotate, la sentenza del Tribunale Superiore di Tokyo del 18 gennaio 2005 (caso Snow Brand Food) ha stabilito che il rimedio principale è attraverso l’azione rappresentativa dei soci. Tuttavia, come nel caso della sentenza del Tribunale Distrettuale di Fukuoka del 28 ottobre 1987, se ci sono “circostanze particolari” in cui l’azione rappresentativa dei soci non è efficace in una società chiusa, può esserci spazio per riconoscere la richiesta diretta dei soci. La sentenza della Corte Suprema Giapponese del 9 settembre 1997 (caso dell’emissione di azioni vantaggiose) ha riconosciuto la responsabilità degli amministratori ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese per i danni subiti dai soci a causa di un’emissione ingiusta di azioni.
L’ambito di responsabilità degli amministratori e la responsabilità solidale in Giappone
La responsabilità prevista dall’articolo 429 del Codice delle società giapponese non si limita alla forma dell’incarico, ma si estende a una vasta gamma di amministratori in base all’effettiva esecuzione dei compiti e al potere di controllo.
- Amministratore esecutivo: è responsabile in caso di malafede o grave negligenza nell’esecuzione dei suoi compiti.
- Amministratore non esecutivo: ha il dovere di sorvegliare l’esecuzione dei compiti degli altri amministratori e può essere ritenuto responsabile in caso di negligenza.
- Amministratore nominale: anche se formalmente in carica e non coinvolto nella gestione effettiva, può essere ritenuto responsabile, ad esempio, se ha esplicitamente acconsentito a una registrazione falsa, secondo l’applicazione analogica dell’articolo 908, paragrafo 2, del Codice delle società giapponese.
- Amministratore di fatto: anche senza una nomina formale o registrazione, chi ha effettivamente diretto l’esecuzione dei compiti aziendali può essere ritenuto responsabile secondo l’applicazione analogica dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese.
Quando più amministratori sono responsabili per lo stesso danno, secondo l’articolo 430 del Codice delle società giapponese, essi hanno una “responsabilità solidale”. Questo significa che un terzo può richiedere l’intero importo del danno a uno qualsiasi di loro, aumentando così la certezza del risarcimento dei danni per il terzo.
Commento sui principali casi giurisprudenziali
L’interpretazione dell’articolo 429 della Legge sulle Società Giapponese è stata concretizzata attraverso i seguenti principali casi giurisprudenziali.
La decisione della Corte Suprema sul carattere giuridico dell’articolo 429 del Codice delle società e sull’ambito del danno
La decisione della Grande Corte della Corte Suprema del Giappone del 26 novembre 1969 (1969) ha fornito un giudizio estremamente importante sulla natura giuridica dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese (precedentemente articolo 266-3 del Codice di commercio) e sull’ambito del danno. Questa sentenza ha stabilito il principio secondo cui, sebbene gli amministratori abbiano un rapporto di mandato con la società e siano tenuti a rispettare doveri di diligenza e lealtà nei confronti della stessa, non hanno automaticamente un obbligo di risarcimento danni nei confronti di terzi in caso di violazione di tali doveri, poiché non esiste un rapporto diretto con questi ultimi. Tuttavia, considerando il ruolo significativo delle società per azioni nella società economica e la dipendenza delle loro attività dall’esecuzione dei compiti degli amministratori, la Corte ha riconosciuto che, dal punto di vista della protezione dei terzi, se un amministratore agisce con malafede o grave negligenza violando i suoi doveri e causando danni a terzi, l’amministratore è direttamente responsabile del risarcimento dei danni a questi terzi, a condizione che esista un nesso causale adeguato tra la negligenza nell’adempimento dei doveri e il danno subito dal terzo. Questa responsabilità si applica sia nel caso in cui il terzo subisca un danno indiretto come risultato del danno subito dalla società, sia nel caso di danno diretto subito dal terzo. Con questa sentenza, la responsabilità ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese è stata definita come una “responsabilità legale speciale” distinta dalla responsabilità per atto illecito secondo il diritto civile giapponese, con un chiaro intento di rafforzare la protezione dei terzi.
La distinzione tra giudizio manageriale e negligenza nel dovere
La sentenza del Tribunale Distrettuale di Tokyo del 25 aprile 1995 (1995) (il caso della ricostruzione del campo da golf) è un esempio che stabilisce i criteri per determinare se il giudizio manageriale di un direttore corrisponda a negligenza nel dovere. In questo caso, l’amministratore delegato Y2 e il direttore Y3 della società di gestione del campo da golf Y1, hanno forzato la raccolta di nuovi membri senza una sufficiente indagine o un piano finanziario razionale per la ricostruzione di un campo da golf fallito. Y2 e Y3 hanno promosso un piano di ricostruzione non pianificato, dipendendo esclusivamente dai proventi delle quote di iscrizione dei nuovi membri, nonostante le incerte condizioni di mercato e le prospettive di supporto finanziario da parte delle istituzioni finanziarie. Di conseguenza, il campo da golf non è riuscito a riaprire e i nuovi membri, tra cui il querelante X, hanno subito danni non potendo ricevere il rimborso dei loro depositi. Il tribunale ha sottolineato che i direttori che intraprendono progetti che influenzano un gran numero di parti interessate hanno il dovere professionale di condurre ricerche approfondite in anticipo e di stabilire un piano di finanziamento oggettivo e razionale. L’atto di Y2 e Y3 di trascurare questo dovere e di promuovere il piano in modo acritico è stato riconosciuto come una “grave negligenza”, anche se non maliziosa, e la loro responsabilità per i danni è stata riconosciuta in base all’articolo 429 del Codice delle società giapponese. Questa sentenza chiarisce che, quando i direttori prendono decisioni manageriali, è richiesto loro un elevato livello di dovere di diligenza nel processo.
La sentenza della Corte d’Appello di Osaka del 19 dicembre 2014 (2014) ha riconosciuto la responsabilità dei direttori in un caso in cui una società in gravissime condizioni finanziarie ha emesso assegni senza prospettive di pagamento per acquistare beni e successivamente è fallita, rendendo gli assegni scoperti. Questa sentenza suggerisce che, quando una società è in sovraindebitamento o in una condizione simile, i direttori hanno il dovere, come parte della loro responsabilità di diligenza, di considerare la possibilità di ricostruzione o di procedere con il fallimento per prevenire un ulteriore danno ai creditori della società. In tali circostanze, se i direttori effettuano prestiti o emettono assegni senza prospettive di rimborso, tali azioni possono essere considerate negligenza nel dovere e i direttori possono essere ritenuti responsabili per i danni subiti dai creditori terzi.
L’evoluzione della giurisprudenza sulle richieste di risarcimento danni degli azionisti sotto il diritto societario giapponese
È stato oggetto di discussione in molteplici sentenze se gli azionisti rientrino nella categoria dei “terzi” ai sensi dell’articolo 429 del diritto societario giapponese, e in particolare se sia ammesso il diritto di richiesta diretta per danni indiretti.
La sentenza della Corte d’Appello di Tokyo del 18 gennaio 2005 (caso Snow Brand Food) ha affrontato la questione relativa ai casi in cui, in una società quotata, la negligenza degli amministratori porta a un peggioramento delle prestazioni aziendali e a una conseguente diminuzione del valore delle azioni, danneggiando tutti gli azionisti in modo equo. Questa sentenza ha stabilito che tali danni indiretti dovrebbero essere recuperati dalla società attraverso un’azione rappresentativa degli azionisti e che, di conseguenza, il danno agli azionisti sarebbe stato riparato, pertanto la richiesta diretta di risarcimento danni da parte degli azionisti nei confronti degli amministratori non sarebbe ammessa, salvo circostanze particolari. Tra le ragioni addotte vi sono il problema della doppia responsabilità degli amministratori, la possibilità di violare i principi di mantenimento del capitale e il rischio di creare disuguaglianze tra gli azionisti. Tuttavia, la sentenza ha anche suggerito che, in società chiuse non quotate, dove gli amministratori che hanno commesso atti illeciti e gli azionisti di controllo sono la stessa persona o agiscono congiuntamente, potrebbero esserci “circostanze particolari” che rendono inefficace l’azione rappresentativa degli azionisti, lasciando spazio alla possibilità di una richiesta diretta di risarcimento da parte degli azionisti basata sull’articolo 709 del codice civile giapponese.
In contrasto, la sentenza del Tribunale Distrettuale di Fukuoka del 28 ottobre 1987 ha specificatamente indicato che, in società chiuse, potrebbe esserci spazio per una richiesta diretta di risarcimento da parte degli azionisti in presenza di “circostanze particolari” che rendono inefficace l’azione rappresentativa degli azionisti. In questo caso, considerando la realtà che l’amministratore delegato era anche il maggiore azionista e che tutti gli ufficiali erano imputati o loro parenti, il tribunale ha ritenuto difficile per gli azionisti minoritari ottenere un reale recupero dei danni attraverso un’azione rappresentativa e ha affermato la possibilità di una richiesta di risarcimento danni da parte degli azionisti contro gli amministratori basata sull’ex articolo 266-3, paragrafo 1 del vecchio codice commerciale (corrispondente all’attuale articolo 429 del diritto societario giapponese).
Ulteriormente, la sentenza della Corte Suprema del 9 settembre 1997 ha riconosciuto la responsabilità degli amministratori ai sensi dell’articolo 429 del diritto societario giapponese per i danni subiti dagli azionisti a causa di un’emissione ingiusta di nuove azioni. In questo caso, il problema era la diluizione della percentuale di possesso e dei diritti di voto degli azionisti esistenti, nonché la diminuzione del valore delle azioni, a seguito di un aumento di capitale riservato a terzi effettuato senza una speciale risoluzione dell’assemblea generale degli azionisti e a un prezzo di emissione particolarmente vantaggioso. Il tribunale ha stabilito che tali atti costituivano una violazione degli obblighi di servizio degli amministratori nei confronti di tutti gli azionisti, come l’omissione della convocazione dell’assemblea degli azionisti, e ha riconosciuto la responsabilità degli amministratori per il danno agli azionisti esistenti, rappresentato dalla differenza tra il prezzo di emissione e il prezzo di emissione corretto che avrebbe dovuto essere versato alla società. Questa sentenza è considerata un importante precedente che riconosce la responsabilità degli amministratori per i danni diretti subiti dagli azionisti.
Casi giurisprudenziali relativi all’ambito di responsabilità degli amministratori in Giappone
La responsabilità prevista dall’articolo 429 del Codice delle società giapponese non si limita a posizioni formali, ma può estendersi a soggetti in varie posizioni a seconda del grado effettivo di controllo o coinvolgimento.
La sentenza della Corte Suprema del 22 maggio 1973 (1973) ha chiarito il dovere di vigilanza degli amministratori non esecutivi. Questa sentenza ha stabilito che anche un amministratore non esecutivo ha il dovere di sorvegliare l’esecuzione degli affari da parte dell’amministratore delegato attraverso il consiglio di amministrazione e, se necessario, di richiedere la convocazione del consiglio per assicurare che la gestione sia condotta correttamente.
La sentenza della Corte Suprema del 18 marzo 1980 (1980) ha deciso che anche i cosiddetti amministratori nominali sono soggetti allo stesso dovere di vigilanza. Questa sentenza ha chiarito che, anche se un individuo è stato nominato amministratore solo formalmente e non è effettivamente coinvolto nella gestione, ha comunque il dovere di sorvegliare l’esecuzione degli affari degli altri amministratori e di prestare attenzione affinché non si verifichino atti illeciti. In caso di inadempienza di tali doveri, anche un amministratore nominale può essere ritenuto responsabile ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese.
La sentenza della Corte Suprema del 15 giugno 1972 (1972) ha affrontato la responsabilità di coloro che, pur non essendo stati formalmente eletti amministratori, sono stati registrati come tali nel registro commerciale. La sentenza ha stabilito che, anche se la nomina è solo nominale, se la persona ha accettato tale registrazione, non può sostenere di non essere un amministratore nei confronti di terzi in buona fede, applicando per analogia l’articolo 908, paragrafo 2, del Codice delle società giapponese (precedentemente articolo 14 del vecchio Codice di commercio). Di conseguenza, un amministratore registrato non può evitare la responsabilità prevista dall’articolo 429 del Codice delle società giapponese.
La sentenza della Corte Suprema del 16 aprile 1987 (1987) ha esaminato la responsabilità verso terzi di un ex amministratore che, nonostante le dimissioni, non aveva ancora completato la cancellazione della sua registrazione. La sentenza ha indicato che, in linea di principio, non si assume responsabilità dopo le dimissioni, ma in presenza di “circostanze particolari”, come l’agire attivamente come amministratore dopo le dimissioni o il consenso esplicito a lasciare una registrazione falsa non rettificata, la responsabilità nei confronti di terzi in buona fede non può essere evitata, applicando per analogia l’articolo 908, paragrafo 2, del Codice delle società giapponese, delineando una limitazione della responsabilità.
La sentenza del Tribunale Distrettuale di Tokyo del 26 novembre 1980 (1980) ha affermato la responsabilità di un “amministratore di fatto” che, pur non essendo formalmente registrato come amministratore, aveva effettivamente presieduto l’esecuzione degli affari della società. Questa sentenza ha stabilito che per essere ritenuto responsabile come amministratore di fatto, non è sufficiente essere chiamato amministratore, ma è necessario avere autorità paragonabile a quella di un amministratore e svolgere attività corrispondenti nella gestione e nell’esecuzione degli affari della società. Persone con tale effettivo potere di controllo possono essere soggette a responsabilità nei confronti di terzi ai sensi dell’articolo 429 del Codice delle società giapponese, anche in assenza di una posizione formale.
La decisione della Corte Suprema sulle penali di mora
La sentenza della Corte Suprema del 21 settembre 1989 (Heisei 1) ha stabilito criteri riguardanti il punto di partenza e il tasso di interesse per le penali di mora nelle richieste di risarcimento danni basate sull’articolo 429 del Codice delle società giapponese. Questa decisione ha indicato che il momento di insorgenza delle penali di mora coincide con il tempo della richiesta di adempimento e che il tasso di interesse per il ritardo rimane fissato al tasso legale civile giapponese, ovvero il 5% annuo. Tale interpretazione si fonda sul principio che il danno diventa definitivamente accertato nel momento in cui la società diventa incapace di adempiere al debito nei confronti di terzi, e da quel momento in poi non sussiste la possibilità di generare danni corrispondenti all’importo degli interessi legali previsti dalla legge sulle cambiali.
Esclusione di Responsabilità e Prescrizione dell’Azione di Risarcimento Dann
La responsabilità per danni verso terzi da parte di dirigenti e simili è soggetta a un trattamento speciale rispetto alla responsabilità verso la società.
Il Sistema di Limitazione della Responsabilità
Nel diritto societario giapponese esiste un sistema che limita la responsabilità per danni che i direttori hanno verso la società (come previsto dall’articolo 427 del diritto societario giapponese) , tuttavia, queste disposizioni di limitazione o esclusione della responsabilità non si applicano di norma alla responsabilità per danni verso terzi basata sull’articolo 429 del diritto societario giapponese. Poiché l’articolo 429 del diritto societario giapponese mira alla protezione dei terzi come una “responsabilità legale speciale”, non è possibile limitare la responsabilità verso terzi esterni tramite un accordo tra la società e i suoi dirigenti o simili.
Prescrizione dell’Azione di Risarcimento Dann
Il periodo di prescrizione dell’azione di risarcimento danni basata sull’articolo 429 del diritto societario giapponese è generalmente inteso come di 10 anni, secondo l’articolo 167, paragrafo 1, del codice civile giapponese . Questo periodo è più lungo rispetto al termine di prescrizione generale per atti illeciti (3 anni), tenendo conto del fatto che può richiedere tempo per identificare i danni e i responsabili da parte dei terzi.
Riassunto
L’articolo 429 del Codice delle Società giapponese stabilisce la responsabilità per danni a terzi causati da malafede o grave negligenza da parte dei direttori. Questa disposizione funge da “responsabilità statutaria speciale” per proteggere i terzi in situazioni in cui la società manca di risorse finanziarie. La giurisprudenza include sia danni diretti che indiretti e, per quanto riguarda i danni agli azionisti, viene effettuata una valutazione in base alle caratteristiche specifiche della società. L’ambito di responsabilità dei direttori è ampio, i contratti che limitano la responsabilità non si applicano di norma ai terzi, e il termine di prescrizione è impostato a 10 anni, riflettendo un’intenzione forte di protezione dei terzi. Per le imprese e gli individui stranieri che operano in Giappone, è di vitale importanza comprendere questo complesso sistema legale e adottare le misure appropriate.
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