MONOLITH LAW OFFICE+81-3-6262-3248Feriali 10:00-18:00 JST [English Only]

MONOLITH LAW MAGAZINE

General Corporate

Titolo dell'articolo: "Il dovere di diligenza dei direttori e il principio del giudizio manageriale nel diritto societario giapponese"

General Corporate

Titolo dell'articolo:

Nel governo corporativo giapponese, i direttori svolgono un ruolo centrale nell’assicurare la crescita e la sostenibilità dell’azienda. Questo ruolo comporta significative responsabilità legali nei confronti della società. Di particolare importanza sono i concetti di “dovere di diligenza” e “principio di discrezione manageriale”. Questi stabiliscono gli standard di attenzione richiesti ai direttori nell’esecuzione dei loro doveri e l’ambito delle loro responsabilità quando le loro decisioni vengono esaminate retrospettivamente. La legge giapponese sulle società impone ai direttori un elevato livello di dovere di diligenza, ma allo stesso tempo cerca di non ostacolare la presa di rischi essenziale per la gestione aziendale, richiedendo il rispetto delle decisioni manageriali.

Questo articolo esamina il dovere di diligenza e il principio di discrezione manageriale dei direttori secondo la legge giapponese sulle società, definendone il significato, le basi legali e l’applicazione specifica nei casi giudiziari in Giappone. Basandosi sulla legislazione giapponese e analizzando casi reali, l’articolo mira a chiarire come questi principi vengano interpretati e applicati, contribuendo così a una comprensione più profonda della governance aziendale in Giappone.

Il Dovere di Diligenza dei Direttori sotto la Legge delle Società Giapponese

Il Dovere di Diligenza nel Diritto Societario Giapponese

I direttori di una società sono incaricati di svolgere i loro compiti e, per questo motivo, sono tenuti a rispettare il “dovere di diligenza” nei confronti della società. Questo obbligo si riferisce al livello di attenzione che è generalmente richiesto da una persona in base al suo status sociale. L’articolo 330 del Diritto Societario Giapponese stabilisce che “i rapporti tra una società per azioni, i suoi dirigenti e i revisori contabili sono regolati dalle disposizioni relative all’incarico”, applicando così il dovere di diligenza dell’articolo 644 del Codice Civile Giapponese anche ai direttori. L’articolo 644 del Codice Civile Giapponese prevede che “l’incaricato deve gestire gli affari affidatigli con la cura di un buon amministratore, in conformità con lo scopo dell’incarico”. Ciò significa che i direttori devono utilizzare al massimo le loro conoscenze ed esperienze per proteggere al meglio gli interessi della società (e degli azionisti), un obbligo considerato piuttosto oneroso.

Il dovere di diligenza nel Diritto Societario Giapponese richiede un alto standard di “cura di un buon amministratore” basato sul contratto di mandato del Codice Civile Giapponese. Questo standard implica che i direttori non si limitino a evitare la negligenza, ma utilizzino al massimo le loro competenze professionali e la loro esperienza per agire attivamente nell’interesse della società, assumendosi un “dovere di attenzione professionale”. Questo elevato obbligo è estremamente importante per comprendere la gravità della responsabilità individuale nella governance aziendale giapponese. I direttori non possono sottrarsi alla responsabilità semplicemente dicendo “non lo sapevo”, ma hanno il dovere di raccogliere attivamente informazioni, analizzarle e prendere decisioni, come dimostra la natura di questo obbligo.

Strettamente connesso al dovere di diligenza è il “dovere di lealtà”. L’articolo 355 del Diritto Societario Giapponese stabilisce che “i direttori devono eseguire i loro compiti fedelmente per il bene della società, rispettando le leggi, lo statuto sociale e le risoluzioni dell’assemblea degli azionisti”. Il dovere di lealtà richiede che i direttori diano la priorità agli interessi della società, evitando di utilizzare impropriamente le conoscenze aziendali per il proprio vantaggio o per quello di terzi. La Corte Suprema Giapponese ha stabilito che il dovere di lealtà chiarisce e sviluppa il dovere di diligenza, non costituendo un “obbligo separato e più oneroso” rispetto al normale dovere di diligenza associato al mandato (Sentenza della Corte Suprema del 24 giugno 1970 (1970), Volume 24, Numero 6, Pagina 625). Questa interpretazione è intesa a significare che, nella pratica, i direttori non devono considerare separatamente i due doveri, ma agire fedelmente all’interno di un quadro comprensivo di dovere di diligenza. Il fatto che la Corte Suprema Giapponese abbia qualificato il dovere di lealtà come una precisazione del dovere di diligenza, e non come un obbligo separato e più oneroso, significa che i direttori non devono compiere complesse mediazioni tra i due diversi doveri. Questo approccio integrato fornisce un codice di condotta più chiaro e unificato per i direttori quando agiscono per il meglio interesse della società, aumentando la prevedibilità della conformità legale.

La responsabilità dei direttori per la violazione del dovere di diligenza sotto la legge giapponese

In caso di violazione del dovere di diligenza, un direttore può incorrere in varie responsabilità. La più diretta è la responsabilità per danni nei confronti della società, nota come “responsabilità per negligenza nell’adempimento dei compiti”. L’articolo 423, paragrafo 1, del Codice delle Società giapponese (Japanese Companies Act) stabilisce chiaramente che “i direttori, i contabili, gli ispettori, gli esecutivi o gli auditor (di seguito denominati ‘ufficiali ecc.’) sono responsabili di risarcire i danni causati alla società per azioni a seguito della negligenza nell’adempimento dei loro compiti”. Questa disposizione si applica quando un direttore trascura il dovere di diligenza nell’esecuzione dei suoi compiti e causa danni alla società. L’ambito del risarcimento dei danni è limitato ai danni che hanno un “nesso causale appropriato” con l’atto di violazione del dovere.

Inoltre, se la violazione del dovere di diligenza è dovuta a malafede o grave negligenza del direttore, egli può anche essere responsabile di risarcire i danni a terzi al di fuori della società. L’articolo 429, paragrafo 1, del Codice delle Società giapponese prevede che “quando un ufficiale ecc. agisce con malafede o grave negligenza nell’esecuzione dei suoi compiti, è responsabile di risarcire i danni causati a terzi”. Questa norma è interpretata come una responsabilità legale speciale istituita per prevenire che terzi subiscano danni imprevisti in assenza di risorse finanziarie da parte della società. Il fatto che la violazione del dovere di diligenza possa portare a responsabilità per negligenza nei confronti della società, a responsabilità per danni a terzi in caso di malafede o grave negligenza, e persino alla possibilità di destituzione, dimostra che il rischio legale personale per un direttore è estremamente elevato. Questo alto rischio sottolinea quanto sia importante per i direttori eseguire una diligente due diligence, mantenere la trasparenza nel processo decisionale e conservare adeguatamente la documentazione quando prendono decisioni di gestione. Anche se i risultati non sono favorevoli, la presenza di prove di un processo adeguato può offrire la possibilità di evitare la responsabilità, rendendo quindi essenziale per la difesa personale del direttore registrare chiaramente il processo e le basi delle decisioni prese.

Inoltre, un direttore che viola il dovere di diligenza può essere destituito dalla sua posizione tramite una risoluzione dell’assemblea generale degli azionisti. L’articolo 339, paragrafo 1, del Codice delle Società giapponese stabilisce che “gli ufficiali e gli auditor possono essere destituiti in qualsiasi momento mediante una risoluzione dell’assemblea generale degli azionisti”, e l’articolo 341 del Codice delle Società giapponese definisce i requisiti per tale risoluzione di destituzione.

Il Principio del Giudizio Manageriale e la sua Applicazione

Cos’è il Principio del Giudizio Manageriale?

La gestione aziendale è una continua successione di decisioni che comportano incertezza e rischio. I direttori, incaricati dagli azionisti, esercitano un ampio potere discrezionale e devono prendere decisioni rischiose, come l’entrata in nuovi mercati o le fusioni e acquisizioni. Tuttavia, se tali decisioni portano a perdite per l’azienda, si potrebbe mettere in discussione la violazione del dovere di diligenza da parte dei direttori. In questi casi, il “Principio del Giudizio Manageriale” funge da criterio per valutare la responsabilità legale delle decisioni manageriali prese.

Il Principio del Giudizio Manageriale stabilisce che, a meno che non ci siano errori significativi nella percezione dei fatti che hanno portato alla decisione o che il contenuto della decisione non sia palesemente irragionevole, non si dovrebbe ritenere che vi sia stata una violazione del dovere di diligenza o del dovere di lealtà. Lo scopo di questo principio è permettere ai manager di concentrarsi sulle decisioni aziendali che comportano rischi, senza timore di ritorsioni, al fine di migliorare il valore dell’impresa.

Il Principio del Giudizio Manageriale mira a rispettare la discrezionalità dei direttori, permettendo loro di prendere decisioni manageriali rischiose senza timore. Tuttavia, la Corte Suprema del Giappone mantiene un atteggiamento cauto nel sostenere esplicitamente questo principio come una formula legale definita. Questa situazione suggerisce che i direttori non dovrebbero considerare il Principio del Giudizio Manageriale come un “salvacondotto universale”. Al contrario, anche se i risultati non sono favorevoli, i direttori devono dimostrare concretamente che il processo e il contenuto della loro decisione erano ragionevoli. Questo principio funziona come una misura difensiva solo se accompagnato da un’attenta due diligence e da un processo decisionale trasparente. Ciò non elimina completamente la possibilità che i direttori siano ritenuti responsabili per i risultati, ma piuttosto indica che potrebbero essere severamente chiamati a rispondere della “responsabilità del processo”. Pertanto, è di fondamentale importanza che i direttori conservino prove del processo decisionale, inclusa la raccolta di informazioni, l’analisi, la consultazione di esperti e le discussioni in consiglio di amministrazione.

Il “Principio del Giudizio Manageriale” e l’atteggiamento dei tribunali giapponesi

Nell’applicazione del Principio del Giudizio Manageriale, la giurisprudenza dei tribunali inferiori in Giappone tende a distinguere tra il “processo decisionale” (l’aspetto procedurale) e il “contenuto della decisione” (l’aspetto sostanziale), applicando criteri di esame particolarmente rigorosi al processo. Questo suggerisce che il “processo” decisionale è altrettanto importante, se non più importante, del “risultato” per i direttori. Ciò significa che una raccolta approfondita di informazioni, l’ascolto delle opinioni degli esperti, la valutazione dei rischi e la documentazione adeguata di tutti questi processi possono diventare potenti misure difensive contro future responsabilità. Poiché i tribunali valutano la razionalità delle decisioni dei direttori dando importanza al processo e alla raccolta di informazioni che hanno portato a tali decisioni, è fondamentale che i direttori chiariscano il “perché” e il “come” delle loro decisioni e conservino le prove, indipendentemente dal successo o dal fallimento dei risultati.

L’atteggiamento della Corte Suprema del Giappone è cauto riguardo al Principio del Giudizio Manageriale e non mostra un sostegno attivo. La Corte Suprema tende a emettere sentenze basate sulla razionalità delle decisioni in casi specifici, senza utilizzare esplicitamente il termine “Principio del Giudizio Manageriale”. Questo può essere influenzato dall’esperienza passata in cui il principio è stato abusato come “salvacondotto” per evitare la responsabilità dei direttori (caso della compensazione delle perdite di Nomura Securities). La posizione della Corte Suprema suggerisce l’importanza per i direttori di essere sempre pronti a spiegare come le loro decisioni siano state oggettivamente ragionevoli. L’atteggiamento cauto della Corte Suprema del Giappone e il continuo dibattito sui criteri di giudizio nei tribunali inferiori indicano che questa dottrina legale è ancora in fase di sviluppo e che l’interpretazione potrebbe cambiare in futuro. Questa situazione dinamica sottolinea la necessità di monitorare costantemente le tendenze della giurisprudenza e della dottrina e di adattare di conseguenza le pratiche di governance aziendale.

Il dovere di diligenza e il principio di discrezione manageriale nei casi giudiziari in Giappone

Per comprendere come il dovere di diligenza e il principio di discrezione manageriale vengano applicati nei casi giudiziari reali, è essenziale esaminare casi specifici. Di seguito, presenteremo due casi giudiziari particolarmente importanti.

La sentenza del caso Japan Sunrise (Tribunale Distrettuale di Tokyo, 27 settembre 1993)

La società A era un’impresa di piccole dimensioni che si occupava principalmente di affitto di edifici. Per eliminare i deficit, l’amministratore delegato Y1 decise di investire in azioni, una pratica molto in voga all’epoca (trading su margine), e iniziò ad investire ingenti somme di denaro preso a prestito. Dopo aver aggiunto la compravendita di titoli di valore allo statuto della società, inizialmente A ottenne dei profitti, ma a seguito di un crollo dei prezzi delle azioni, subì una perdita colossale pari al 70% dell’investimento. L’azionista X intentò una causa di rappresentanza degli azionisti contro l’amministratore delegato Y1 e i direttori Y2 e Y3, che avevano trascurato il loro dovere di supervisione, chiedendo il risarcimento dei danni.

Il Tribunale Distrettuale di Tokyo riconobbe la violazione del dovere di diligenza da parte dell’amministratore delegato Y1 e accolse la richiesta. La sentenza sottolineò che Y1 avrebbe potuto prevedere il rischio di perdite aziendali e una crisi gestionale a causa delle fluttuazioni dei prezzi delle azioni, ma aveva sottovalutato tale possibilità, causando perdite tali da mettere in pericolo la sopravvivenza dell’attività principale con un investimento così elevato. In particolare, per quanto riguarda nuove iniziative imprenditoriali, se esiste un rischio di perdite difficilmente recuperabili, che possono essere previste alla luce delle dimensioni dell’azienda, della natura dell’attività e dell’ammontare dei profitti operativi, si ha il dovere di diligenza di evitare tali iniziative. Inoltre, il tribunale ha stabilito che non vi era alcuna necessità per la società A di impegnarsi in investimenti azionari di tale entità. Anche per i direttori Y2 e Y3, il tribunale ha confermato la violazione del dovere di supervisione riguardo alle azioni dell’amministratore delegato Y1.

Questa sentenza, pur riconoscendo che la gestione aziendale comporta rischi, ha mostrato un atteggiamento rigoroso nel giudicare la responsabilità delle azioni dei direttori. Particolarmente degno di nota è il fatto che, nell’esaminare l’applicazione del principio del giudizio manageriale, il tribunale ha distinto tra il processo decisionale (l’aspetto procedurale) e il contenuto della decisione (l’aspetto decisionale). Separando l’analisi pre e post investimento e l’equilibrio tra le risorse aziendali e le dimensioni dell’azienda (l’aspetto procedurale) dalla necessità dell’investimento azionario (l’aspetto decisionale), la sentenza è stata considerata innovativa per aver chiaramente adottato questo approccio. Di conseguenza, è diventato chiaro che quando i direttori prendono decisioni gestionali rischiose, il processo decisionale deve essere appropriato e sarà rigorosamente esaminato. La sentenza ha inviato un segnale chiaro che, nel valutare le decisioni manageriali dei direttori, i tribunali non si concentrano solo sul successo o il fallimento del risultato, ma danno importanza a come la decisione è stata presa, su quali informazioni si basava e quanto approfonditamente è stata considerata. Questo approccio “orientato al processo” sottolinea l’importanza, nella pratica aziendale, di registrare accuratamente i verbali delle riunioni e i documenti correlati, in modo che i direttori possano dimostrare di aver seguito un processo adeguato nel caso in cui la loro responsabilità venga messa in discussione in futuro.

Sentenza relativa all’evento di scomparsa degli asset pensionistici di AIJ Investment Advisors (Tribunale Distrettuale di Tokyo, sentenza del 14 luglio 2016)

La società A, che si occupa di vendita di titoli, ha visto il suo amministratore delegato b cospirare con d, amministratore delegato della società C, per condurre attività di vendita utilizzando il valore patrimoniale netto (NAV) fittizio di un fondo che gestiva asset pensionistici. Questa frode ha causato al fondo perdite ingenti. I fondi pensione che avevano acquistato quote del fondo hanno intentato una causa contro la società A, sostenendo che l’amministratore non esecutivo Y1 e l’auditor interno Y2 avevano mancato nei loro doveri di sorveglianza e revisione nei confronti delle azioni illegali dell’amministratore delegato, chiedendo risarcimento danni.

Il Tribunale Distrettuale di Tokyo non ha riconosciuto la violazione dei doveri di sorveglianza e revisione da parte dell’amministratore non esecutivo Y1 e dell’auditor interno Y2. Il tribunale ha stabilito che il dovere di sorveglianza degli amministratori si basa sulla negligenza e che la responsabilità è affermata solo se vi è una situazione in cui l’esecuzione illegale delle operazioni poteva essere scoperta e se gli amministratori avessero potuto essere a conoscenza di tale situazione. Nel caso specifico, il tribunale ha esaminato in dettaglio ogni punto sollevato dai querelanti come circostanze che avrebbero dovuto insospettire gli amministratori, tra cui i risultati operativi del fondo, gli articoli di riviste di settore, le richieste di riscatto e i casi di finanziamento. Di conseguenza, il tribunale ha stabilito che queste circostanze da sole non erano sufficienti a dimostrare che Y1 e Y2 fossero a conoscenza o avessero sospetti riguardo alle attività di vendita basate su un NAV fittizio.

Questa sentenza è importante perché dimostra che i doveri di sorveglianza e revisione degli amministratori, in particolare degli amministratori non esecutivi e degli auditor interni, non sono illimitati. Gli amministratori sono tenuti a esercitare il dovere di diligenza basandosi sulle informazioni ragionevolmente disponibili, ma non sono tenuti a prevedere e scoprire ogni atto illecito. Questo chiarisce i limiti della loro responsabilità e si allinea con il principio di giudizio manageriale che mira a prevenire la “contrazione degli amministratori”, ovvero l’esitazione di persone qualificate ad accettare incarichi di amministratore a causa di una responsabilità eccessivamente rigorosa. La sentenza implica che le decisioni sugli amministratori non si basano sull’assunto che essi siano a conoscenza di tutte le informazioni, ma piuttosto che le loro decisioni siano basate su “informazioni ragionevolmente accessibili”. Se da un lato gli amministratori possono evitare la responsabilità a causa di una mancanza di informazioni, dall’altro l’azienda ha la responsabilità di costruire un solido sistema di controllo interno che trasmetta in modo appropriato e tempestivo le informazioni importanti (in particolare segnali di rischio e frode) senza occultarle, in modo che gli amministratori possano adempiere correttamente ai loro doveri, come indirettamente suggerito da questa sentenza.

L’approccio dei tribunali giapponesi come illustrato dai casi giudiziari

La sentenza del caso Japan Sunrise in Giappone ha severamente riconosciuto la violazione del dovere di diligenza dei direttori di fronte a ingenti perdite causate da investimenti azionari speculativi. Questa decisione ha enfatizzato la prevedibilità del rischio in relazione alla dimensione dell’azienda e alla natura del suo business, nonché la mancanza di “necessità” di intraprendere tali attività speculative. In contrasto, la sentenza relativa al caso della scomparsa degli asset pensionistici di AIJ Investment Advisors ha negato la violazione del dovere di sorveglianza da parte dei direttori esterni e degli auditor. Questo verdetto ha sottolineato che il dovere dei direttori è limitato alle situazioni che potevano essere “ragionevolmente scoperte”, stabilendo che non esiste un obbligo di prevedere ogni possibile frode. Queste due sentenze dimostrano un approccio equilibrato dei tribunali giapponesi, dove il dovere di diligenza è considerato un obbligo elevato, ma la sua violazione viene valutata sulla base della “ragionevolezza” e della “prevedibilità” delle circostanze specifiche. Nel caso Japan Sunrise, i direttori sono stati severamente criticati per aver trascurato i rischi “prevedibili” e per aver intrapreso attività senza una “giustificata necessità”, riconoscendo così la loro responsabilità. Questo rappresenta un forte messaggio che i direttori devono attivamente evitare i rischi e dare la massima priorità alla sopravvivenza dell’azienda. D’altra parte, nel caso AIJ, è stata applicata la norma che valuta se i direttori esterni e gli auditor “hanno riconosciuto o avrebbero potuto riconoscere, o almeno avrebbero dovuto nutrire dei sospetti”, concludendo che “non c’erano circostanze che avrebbero dovuto essere scoperte o sospettate”, negando quindi la loro responsabilità. Questo stabilisce un limite alle responsabilità dei direttori, che non sono illimitate ma si basano su una raccolta e valutazione delle informazioni entro limiti ragionevoli. Questo contrasto suggerisce chiaramente che la responsabilità dei direttori nei tribunali giapponesi non è basata semplicemente sul risultato, ma viene valutata in base alla “ragionevolezza” e alla “prevedibilità” delle azioni nelle circostanze specifiche.

Riassunto

Il dovere di diligenza e il principio di giudizio manageriale nel diritto societario giapponese sono due concetti essenziali nella governance aziendale moderna. Il dovere di diligenza richiede che i direttori agiscano con un alto livello di attenzione come “amministratori diligenti” per conto della società, e la sua violazione può portare a gravi responsabilità legali nei confronti della società o di terzi. D’altra parte, il principio di giudizio manageriale rispetta la discrezionalità dei direttori, permettendo loro di prendere decisioni innovative senza paura dei rischi. I tribunali giapponesi tendono a cercare un equilibrio tra questi due principi, ponendo particolare enfasi sulla razionalità e la cautela nel “processo” decisionale. La sentenza del caso Japan Sunrise ha esaminato severamente il processo decisionale e la necessità dei direttori, mentre la sentenza relativa al caso della scomparsa degli asset pensionistici di AIJ Investment Advisors ha fornito linee guida concrete limitando l’ambito del dovere di sorveglianza alla ragionevole possibilità di conoscenza.

Comprendere profondamente e rispettare questi principi è di vitale importanza per le aziende e gli individui che operano in Giappone. Il sistema legale giapponese è complesso e la sua interpretazione e applicazione possono variare a seconda del caso specifico e del giudizio del tribunale. Il nostro studio legale Monolith ha un’ampia esperienza nel diritto societario giapponese e ha supportato numerosi clienti in questioni relative alla responsabilità dei direttori e alla governance aziendale. Lo studio include diversi membri che sono avvocati qualificati in paesi stranieri e parlano inglese, permettendoci di comprendere la complessa normativa giapponese da una prospettiva internazionale e di fornire consulenza pratica. Se avete domande sul diritto societario giapponese o desiderate discutere specificamente di governance aziendale o responsabilità dei direttori, non esitate a contattare lo studio legale Monolith. Siamo impegnati a supportare le vostre attività commerciali in Giappone con la nostra competenza specialistica, assicurando che il vostro business proceda senza intoppi.

Managing Attorney: Toki Kawase

The Editor in Chief: Managing Attorney: Toki Kawase

An expert in IT-related legal affairs in Japan who established MONOLITH LAW OFFICE and serves as its managing attorney. Formerly an IT engineer, he has been involved in the management of IT companies. Served as legal counsel to more than 100 companies, ranging from top-tier organizations to seed-stage Startups.

Ritorna su