MONOLITH LAW OFFICE+81-3-6262-3248Feriali 10:00-18:00 JST [English Only]

MONOLITH LAW MAGAZINE

General Corporate

La dismissione dei soci e il rimborso delle quote in una società congiunta secondo il diritto societario giapponese

General Corporate

La dismissione dei soci e il rimborso delle quote in una società congiunta secondo il diritto societario giapponese

La Godo Kaisha (合同会社), grazie alla semplicità delle sue procedure di costituzione e all’ampia autonomia statutaria, è una forma societaria estremamente popolare per lo sviluppo di attività commerciali in Giappone. È spesso utilizzata dalle aziende straniere come opzione per la costituzione di una società giapponese, al pari della Kabushiki Kaisha (società per azioni). Tuttavia, la sua struttura flessibile può generare questioni legali specifiche in relazione all’ingresso e all’uscita dei soci (equivalenti agli azionisti di una società per azioni), che hanno un impatto diretto sulla continuità dell’azienda, sulle relazioni con gli altri soci e sulla distribuzione del valore patrimoniale. Pertanto, è essenziale che i manager e i responsabili legali di una Godo Kaisha comprendano accuratamente le disposizioni del diritto societario giapponese relative all’uscita dei soci.

In questo articolo, esamineremo in modo esaustivo e dettagliato il sistema di “uscita” dei soci da una Godo Kaisha secondo il diritto societario giapponese. L’uscita dei soci può essere principalmente classificata in “uscita volontaria”, basata sulla volontà del socio stesso, e “uscita per cause legali”, che si verifica quando si presentano determinate condizioni stabilite dalla legge. Questi sistemi sono progettati per bilanciare la libertà di recupero del capitale investito dal socio con la continuità dell’azienda e la protezione degli interessi dei creditori. L’articolo analizzerà i requisiti e le procedure di ciascun sistema di uscita, basandosi su specifici articoli di legge, e approfondirà anche il calcolo e le procedure legali per il “rimborso della quota”, che rappresenta il diritto più importante che sorge in seguito all’uscita di un socio. Integrando esempi dalla giurisprudenza giapponese, chiariremo gli aspetti pratici di questo complesso sistema legale.

Dimissioni volontarie basate sulla volontà del dipendente in Giappone

Le dimissioni volontarie sono un sistema in cui un dipendente lascia una società a responsabilità limitata sulla base della propria decisione, e le regole fondamentali sono stabilite dall’articolo 606 del Codice delle società giapponese. Questa è una disposizione importante che riconosce ai dipendenti la libertà di lasciare la società in una società a responsabilità limitata, che si basa su relazioni di fiducia personale tra i membri.

L’articolo 606, paragrafo 1, del Codice delle società giapponese stabilisce la regola principale. Se lo statuto non stabilisce un periodo di esistenza della società, o se è stabilito che la società continuerà ad esistere per tutta la vita di un determinato membro, ogni membro può dimettersi al termine dell’anno fiscale. Tuttavia, per esercitare questo diritto, il membro che desidera dimettersi deve notificare la sua intenzione di lasciare la società almeno sei mesi prima. Questo periodo di preavviso di sei mesi ha lo scopo di dare alla società il tempo di prepararsi per evitare confusione nella gestione a causa di una partenza imprevista dei membri, per selezionare un successore o per preparare i fondi necessari per il rimborso delle quote.

Tuttavia, la società a responsabilità limitata è una forma organizzativa che ammette ampiamente l’autonomia statutaria. L’articolo 606, paragrafo 2, del Codice delle società giapponese applica questo principio anche alle regole delle dimissioni volontarie, consentendo alla società di stabilire disposizioni diverse nello statuto. Ad esempio, lo statuto può prevedere che “i membri possono dimettersi alla fine dell’anno fiscale notificando alla società tre mesi prima”, consentendo così di stabilire un periodo di preavviso più breve rispetto al principio legale. In questo modo, progettando strategicamente lo statuto, è possibile costruire regole di dimissioni flessibili adatte alla realtà di ciascuna società.

Inoltre, il Codice delle società giapponese prevede anche misure di soccorso per i membri che si trovano in situazioni impreviste. L’articolo 606, paragrafo 3, del Codice delle società giapponese stabilisce che “in caso di motivi giustificati”, un membro può dimettersi in qualsiasi momento, indipendentemente dalle disposizioni dello statuto o dal periodo di preavviso. La frase “nonostante le disposizioni dei due paragrafi precedenti” in questo articolo indica che questo diritto è una disposizione imperativa che non può essere limitata dallo statuto. Questo funge da rete di sicurezza per prevenire che i membri siano vincolati permanentemente alla gestione della società. Esempi specifici di “motivi giustificati” includono casi in cui un membro si ammala e richiede un lungo periodo di cure o quando si trasferisce in una località remota che rende difficile l’esecuzione delle attività aziendali. Questa disposizione stabilisce un equilibrio legale tra le restrizioni statutarie per garantire la stabilità della società e le gravi circostanze personali dei singoli membri.

Ritiro obbligatorio basato sulle disposizioni legali sotto la Legge Giapponese delle Società

Il ritiro obbligatorio è un sistema in cui un socio si ritira automaticamente da una società in Giappone, indipendentemente dalla sua volontà personale, quando si verificano specifiche circostanze elencate nell’articolo 607, paragrafo 1, della Legge Giapponese delle Società. Questo sistema è inteso a riorganizzare la struttura aziendale e garantire un’operatività stabile quando si verificano cambiamenti significativi nella posizione di un socio o quando le fondamenta della fiducia reciproca tra i soci vengono meno.

Le cause di ritiro obbligatorio stabilite dall’articolo 607, paragrafo 1, della Legge Giapponese delle Società sono variegate. Le principali includono:

  • Il verificarsi di circostanze previste dallo statuto societario
  • Il consenso di tutti i soci
  • La morte di un socio
  • La cessazione di un socio che è una persona giuridica a seguito di una fusione
  • Un socio che riceve una sentenza di fallimento
  • La dissoluzione di un socio che è una persona giuridica
  • Un socio che riceve un giudizio di inizio di tutela
  • L’espulsione

Queste cause si applicano a seconda che il socio sia una persona fisica o una persona giuridica. Ad esempio, la “morte” si applica ai soci individuali, mentre la “cessazione per fusione” o la “dissoluzione” si applicano ai soci che sono persone giuridiche.

Anche qui, il principio dell’autonomia statutaria delle società a responsabilità limitata gioca un ruolo importante. L’articolo 607, paragrafo 2, della Legge Giapponese delle Società consente alle società di escludere l’applicazione di alcune cause di ritiro obbligatorio attraverso disposizioni statutarie. In particolare, è possibile stabilire nello statuto che, nonostante l’insorgere di “sentenza di fallimento”, “dissoluzione” o “giudizio di inizio di tutela”, un socio non si ritira. Questa disposizione assume un significato strategico soprattutto quando le società a responsabilità limitata sono utilizzate come joint venture tra persone giuridiche. Ad esempio, è possibile progettare lo statuto in modo che, anche se un’azienda partner si trova in difficoltà finanziarie (fallimento) o riorganizzazione aziendale (dissoluzione), ciò non implichi automaticamente il ritiro dalla joint venture, aumentando così la continuità dell’attività. In questo modo, lo statuto diventa uno strumento strategico per la gestione dei rischi futuri, non solo un documento formale.

In aggiunta, separatamente da queste disposizioni, l’articolo 609 della Legge Giapponese delle Società riconosce ai creditori che hanno pignorato la quota di un socio il diritto di far ritirare tale socio al termine dell’esercizio finanziario. Questo rappresenta un sistema speciale di ritiro istituito come mezzo per i creditori di recuperare il capitale investito.

L’espulsione di un socio per volontà degli altri soci: l’esclusione secondo il diritto giapponese

Uno dei motivi di recesso statutario più gravi e controversi è l'”esclusione”. Questo meccanismo consente di espellere forzatamente un socio dall’azienda a causa di gravi inadempienze, attraverso la volontà degli altri soci. Poiché si tratta di una misura estremamente potente che priva il socio della sua posizione contro la sua volontà, la legge societaria giapponese stabilisce procedure rigorose e requisiti sostanziali.

La procedura di esclusione è regolata dall’articolo 859 del Codice delle società giapponese. Per procedere all’esclusione, è necessaria innanzitutto una risoluzione adottata dalla maggioranza dei soci escluso il socio da escludere. In seguito, la società, in qualità di attrice, deve intentare una causa presso il tribunale per richiedere l’esclusione del socio. Non è possibile escludere un socio solo tramite un accordo tra soci; è indispensabile ottenere il giudizio del tribunale.

L’articolo menzionato identifica le seguenti cause legali che possono giustificare l’esclusione:

  • Non adempiere all’obbligo di contribuzione;
  • Violare l’obbligo di non concorrenza;
  • Commettere atti illeciti nell’esecuzione delle attività aziendali;
  • Non adempiere ad altri obblighi importanti.

Tuttavia, i tribunali giapponesi non ammettono facilmente l’esclusione basandosi solo sulla presenza formale di tali atti. La giurisprudenza sostiene che, per giustificare l’esclusione, è necessario che le azioni del socio abbiano distrutto irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra i soci e che la permanenza del socio in azienda costituisca un ostacolo significativo alla sopravvivenza e alla continuità delle attività aziendali.

Questo quadro giurisprudenziale è stato chiarito da due casi contrastanti. Il primo è la sentenza del Tribunale Distrettuale di Tokyo del 29 novembre 2021, che ha ammesso l’esclusione. In questo caso, il rappresentante di un socio giuridico aveva deviato fondi di una società a responsabilità limitata per il proprio beneficio personale. Il tribunale ha riconosciuto che tale comportamento corrispondeva all’atto illecito nell’esecuzione delle attività aziendali previsto dall’articolo 859, paragrafo 3, del Codice delle società giapponese. Ha quindi giudicato l’esclusione giustificata, poiché tale grave tradimento aveva distrutto alla base il rapporto di fiducia con gli altri soci e reso impossibile il normale funzionamento dell’azienda. In questo caso, l’esclusione del socio è stata ritenuta necessaria per la sopravvivenza dell’azienda.

L’altro caso è la sentenza del Tribunale Distrettuale di Tokyo del 26 settembre 2019, che non ha ammesso l’esclusione. In questo caso, si sosteneva che un socio avesse commesso atti inappropriati, come l’evasione fiscale. Tuttavia, il tribunale ha osservato che il socio era una figura centrale nell’attività aziendale e generava quasi tutti i profitti dell’azienda da solo. Di conseguenza, anche se il socio avesse commesso inadempienze, la sua esclusione avrebbe reso impossibile la continuità dell’attività aziendale, portando all’inevitabile collasso dell’azienda stessa. Il tribunale ha concluso che l’esclusione, in queste circostanze, avrebbe danneggiato lo scopo stesso della sopravvivenza dell’azienda e quindi non poteva essere ammessa.

Questi casi indicano che i tribunali giapponesi considerano l’esclusione non come una punizione per il socio che ha commesso illeciti, ma come un’ultima risorsa per garantire la sopravvivenza dell’azienda. Il punto centrale del dibattito in tribunale è se l’esclusione del socio sia veramente indispensabile per la continuità delle attività aziendali, una valutazione che si basa su una prospettiva gestionale. Pertanto, le aziende che considerano l’esclusione devono non solo dimostrare la grave inadempienza del socio, ma anche presentare un piano concreto che mostri come l’azienda possa continuare le sue attività dopo la sua partenza, al fine di procedere con successo nella causa.

Rimborso della quota in caso di dimissioni in Giappone

Quando un socio si dimette volontariamente o per cause previste dalla legge, ha il diritto di richiedere alla società il rimborso della propria quota. Questo diritto è sancito dall’articolo 611, paragrafo 1, del Codice delle Società giapponese come un diritto patrimoniale fondamentale del socio dimissionario.

Il calcolo dell’importo del rimborso della quota deve avvenire secondo le condizioni patrimoniali della società al momento delle dimissioni, come stabilito dall’articolo 611, paragrafo 2, del Codice delle Società giapponese. In pratica, ciò significa calcolare il valore netto della società al momento delle dimissioni e moltiplicarlo per la percentuale della quota del socio dimissionario. Il rimborso può essere effettuato in denaro, indipendentemente dal fatto che il contributo iniziale sia stato in denaro o in natura (come indicato nel paragrafo 3 dello stesso articolo).

Per quanto riguarda il momento e l’oggettività della valutazione della quota, esistono importanti decisioni giurisprudenziali. In un caso di contenzioso fiscale (sentenza del Tribunale Distrettuale di Nagoya), è stato contestato il valore del diritto di rimborso della quota in seguito alla morte di un socio (una delle cause di dimissioni previste dalla legge). Il tribunale ha stabilito che il valore del diritto di rimborso deve essere determinato oggettivamente in base al valore netto della società al momento della morte del socio. Inoltre, ha concluso che un accordo successivo tra i soci rimanenti e gli eredi, che stabiliva un valore di rimborso pari a zero, non avrebbe influenzato il valore oggettivo del diritto stabilito al momento delle dimissioni. Questa sentenza chiarisce che l’importo del rimborso della quota deve essere calcolato sulla base di fatti oggettivi relativi alla situazione patrimoniale della società al momento delle dimissioni, e non su accordi arbitrari tra le parti.

Il rimborso della quota rappresenta un’uscita di patrimonio dalla società, pertanto sono previste procedure rigorose per proteggere i creditori della società. Se l’importo del rimborso supera l’ammontare del capitale di riserva della società, è necessario seguire una procedura di protezione dei creditori. Se per effettuare il rimborso è necessario ridurre il capitale sociale, si dovranno seguire le procedure dell’articolo 627 del Codice delle Società giapponese, che includono annunci ufficiali e sollecitazioni individuali. Anche se non si riduce il capitale sociale, ma l’importo del rimborso supera il capitale di riserva, è necessario seguire la procedura di opposizione dei creditori prevista dall’articolo 635 del Codice delle Società giapponese. Queste procedure offrono ai creditori l’opportunità di esprimere obiezioni e obbligano la società a fornire, se necessario, pagamenti o garanzie.

In caso di rimborso illecito in violazione di queste normative, i soci che hanno eseguito l’operazione possono essere tenuti a risarcire alla società l’importo rimborsato, come previsto dall’articolo 636 del Codice delle Società giapponese. Ciò dimostra che la legge si estende per garantire che un evento interno come le dimissioni di un socio non danneggi gli interessi dei creditori esterni della società.

Confronto tra dimissioni volontarie e dimissioni statutarie in Giappone

Le dimissioni volontarie e quelle statutarie, che abbiamo descritto finora, hanno in comune il fatto che entrambe comportano l’allontanamento del dipendente dall’azienda. Tuttavia, differiscono fondamentalmente nelle cause scatenanti e nella natura giuridica. Mentre le dimissioni volontarie sono un processo attivo che ha origine dalla manifestazione volontaria di volontà del dipendente, le dimissioni statutarie sono un processo passivo che si verifica a seguito dell’insorgere di cause oggettive stabilite dalla legge o dallo statuto societario. Lo statuto societario interviene in modi diversi: nelle dimissioni volontarie può adattare aspetti procedurali come la modifica del periodo di preavviso, mentre nelle dimissioni statutarie può escludere certe cause legalmente previste dalle ragioni di dimissioni. Comprendere queste differenze è essenziale per gestire correttamente la governance di una società a responsabilità limitata.

CaratteristicheDimissioni volontarieDimissioni statutarie
Fondamento/Cause scatenantiVolontà spontanea del dipendenteInsorgere di cause stabilite dalla legge o dallo statuto
Volontà del dipendenteLa volontà del dipendente che si dimette è la causa direttaSi verifica indipendentemente dalla volontà del dipendente
Ruolo dello statutoPossibilità di modificare il periodo di preavviso delle dimissioniPossibilità di escludere alcune cause statutarie dalle ragioni di dimissioni
TempisticaIn linea di principio, al termine dell’anno fiscaleAl momento dell’insorgere delle cause

Le implicazioni legali dopo le dimissioni in Giappone

Le dimissioni di un dipendente comportano, oltre al rimborso delle quote, una serie di effetti legali.

Innanzitutto, quando un dipendente si dimette, qualsiasi riferimento a tale dipendente nello statuto dell’azienda (come nome e indirizzo) viene automaticamente considerato nullo senza la necessità di una risoluzione separata per modificare lo statuto. Questo è stabilito dall’articolo 610 del Japanese Companies Act (Legge sulle Società Giapponesi) (2015), il quale facilita la semplificazione delle procedure.

In secondo luogo, esistono disposizioni relative alla responsabilità dei dipendenti dimissionari. Secondo l’articolo 612 del Japanese Companies Act (Legge sulle Società Giapponesi) (2015), un dipendente che si dimette rimane responsabile per i debiti contratti dalla società prima che le sue dimissioni siano registrate, anche dopo la sua uscita dall’azienda. Questa responsabilità si estingue dopo due anni dalla registrazione delle dimissioni. Questa disposizione serve a proteggere i creditori che hanno effettuato transazioni con la società.

Infine, come impatto più significativo, si presenta il rischio di scioglimento dell’azienda. Se, a seguito delle dimissioni di un dipendente, non rimane nessun socio in una società a responsabilità limitata, l’azienda si scioglie automaticamente in base all’articolo 641, paragrafo 4, del Japanese Companies Act (Legge sulle Società Giapponesi) (2015). Se si desidera la continuità dell’azienda, è essenziale evitare situazioni in cui non ci siano soci.

Riepilogo

Il processo di dimissioni di un socio di una società a responsabilità limitata giapponese (合同会社) non si limita a una semplice separazione personale, ma è un complesso processo legale che influisce sull’organizzazione, il patrimonio e la stessa sopravvivenza dell’azienda. Il diritto societario giapponese offre due quadri per le dimissioni: le “dimissioni volontarie”, che rispettano la volontà del socio, e le “dimissioni per cause legali”, basate su motivi oggettivi, stabilendo regole dettagliate per ciascuna. In particolare, l'”esclusione” di altri soci e il “rimborso della quota” associato alle dimissioni sono soggetti a rigidi requisiti legali e procedure, richiedendo un approccio cauto. Alla base di questi sistemi c’è l’intento della legge di bilanciare i diritti dei soci, la continuità aziendale e la protezione degli interessi dei creditori. Pertanto, la gestione del rischio più efficace consiste nel prevedere, fin dalla costituzione dell’azienda, le varie situazioni che potrebbero sorgere in futuro e nel progettare strategicamente lo statuto aziendale in base alle realtà specifiche della propria impresa.

Lo studio legale Monolith possiede una vasta conoscenza specialistica e esperienza pratica nel diritto societario giapponese e ha fornito servizi legali relativi alla costituzione, gestione e dimissioni dei soci di società a responsabilità limitata a numerosi clienti, sia nazionali che internazionali. Nel nostro studio sono presenti avvocati che parlano inglese e possiedono qualifiche legali straniere, i quali comprendono profondamente le sfide e le esigenze uniche dell’ambiente commerciale internazionale. Siamo in grado di offrire un supporto legale completo e ottimizzato per la vostra situazione, dalla creazione dello statuto alla gestione delle complesse procedure di dimissioni e alla risoluzione dei conflitti correlati. Se avete domande su questo tema, non esitate a contattare il nostro studio.

Managing Attorney: Toki Kawase

The Editor in Chief: Managing Attorney: Toki Kawase

An expert in IT-related legal affairs in Japan who established MONOLITH LAW OFFICE and serves as its managing attorney. Formerly an IT engineer, he has been involved in the management of IT companies. Served as legal counsel to more than 100 companies, ranging from top-tier organizations to seed-stage Startups.

Ritorna su